
A Napoli, nella pizzeria di Gaetano Genovesi, prende vita una creazione che racchiude il sapore autentico delle radici: la Pizza Cesarina. Non è solo un nuovo piatto, ma un atto di riconciliazione tra città e campagna, tra chi lavora la terra e chi impasta la farina. Genovesi, maestro pizzaiolo dal cuore quieto e mano sapiente, ha voluto celebrare l’incontro con i contadini della cooperativa DANIcoop e il brand Gustarosso, da anni impegnati nella salvaguardia delle varietà agricole locali.
Il protagonista indiscusso è il pomodoro Cesarino, una piccola perla dell’Agro Sarnese‑Nocerino riportata in vita grazie alla caparbietà degli agricoltori.
Oltre la somma delle parti
Coltivato negli Orti della Musica di Sarno, il parco delle biodiversità realizzato da Gustarosso in collaborazione con il maestro Beppe Vessicchio, questo pomodoro racchiude l’essenza di un territorio che custodisce varietà meno note accanto al celebre San Marzano.
La sua polpa soda e profumata racconta una storia di dedizione e mani che hanno scelto di non dimenticare. Per decenni è rimasto un piccolo tesoro locale, coltivato dai contadini di generazione in generazione, fino a rischiare l’oblio.
Genovesi non si è limitato a scegliere il pomodoro: ha seguito personalmente l’intero ciclo, dalla semina di aprile alla raccolta tra luglio e settembre, condividendo con i contadini la fatica e la soddisfazione del lavoro nei campi.
È la prima volta che un pizzaiolo napoletano partecipa così attivamente alla filiera di una varietà storica dell’Agro Sarnese‑Nocerino, trasformando un piccolo pomodoro in protagonista gastronomico e rafforzando il legame diretto tra produttore e chef.
La degustazione
La cena, coordinata dalla giornalista Laura Gambacorta, ha guidato i presenti in un percorso gastronomico capace di valorizzare il pomodoro Cesarino in tutte le sue sfumature. Dal Ciurillo a cotoletta, ripieno di salsiccia e friarielli su passatina di pomodoro giallo, alla Marinara d’Autore di Genovesi, dove aglio dell’Ufita, origano selvatico del Vesuvio, capperi, olive nere di Gaeta e acciughe dialogano con il Cesarino, fino alla Cosacca Maccarunara di Ivan De Benedictis, in cui il pomodoro viene stracotto e accostato a gocce di pomodorino giallo, pecorino dalla buccia nera, pesto di basilico e pepe.
La chiusura dolce, “Buona Luna”, ha combinato ricotta, granella di nocciola, ricoperto da zucchero caramellato, nutella, con un soffice impasto ripassato in forno. I vini scelti, un Gragnano Penisola Sorrentina DOC e un Aglianico del Taburno rosato DOCG, hanno accompagnato ogni portata amplificando i sapori senza mai sovrastarli.
Tradizione e futuro

Tra gli ospiti d’onore spiccavano Eduardo e Vincenzo Aufiero, zio novantacinquenne e nipote, custodi del Cesarino da generazioni. Vederli degustare le pizze nate dal frutto del loro lavoro restituisce un’immagine potente: la tradizione che si rinnova, l’incontro tra esperienza e progresso, tra chi semina e chi trasforma, tra la terra e la città.
Paolo Ruggiero, vicepresidente di DANIcoop, guida la cooperativa con uno sguardo attento al futuro, convinto che “ogni seme che coltiviamo porta con sé la memoria del passato e la promessa di un gusto autentico”. La sua passione trasforma il lavoro quotidiano nei campi in un progetto condiviso, dove cultura e sostenibilità si incontrano.
La Pizza Cesarina è dunque più di una ricetta: è un simbolo di come il lavoro di una grande azienda possa incontrare il rispetto per la terra, valorizzando varietà storiche e rendendo giustizia a chi, ogni giorno, coltiva con dedizione i frutti che arrivano sulle nostre tavole.