A cavallo della dorsale appenninica, tra Marche, Toscana, Umbria e Romagna, nel Montefeltro più interno c’è, arroccata sull’omonima montagna, a 750 metri slm, il piccolo borgo di Carpegna, stazione turistica estiva circondata da fitti boschi percorsi da una fitta rete di sentieri ben segnalati.
Fin dal medioevo il territorio è stato utilizzato dai taglialegna che procuravano legname di abete e carpino di cui la zona è ricca, per la costruzione delle palizzate, delle abitazioni e delle navi, e probabilmente questa loro presenza portò alla formazione del paese, protetto dal monte, in una zona ricca d’acqua e situato in un’ampia distesa pianeggiante ben esposta a mezzogiorno.
Fu un periodo di costruzione di numerosi castelli, ognuno dei quali rappresentava un feudo imperiale, un territorio praticamente indipendente, autonomo dagli stati confinanti, lo Stato Pontificio ed il Ducato di Urbino, spesso in lotta tra loro per il dominio sul Montefeltro.
A metà ‘600 Carpegna, grazie all’influenza di un cardinale, nonostante la posizione piuttosto scomoda, riceve un certo sviluppo economico grazie alla costruzione di un mulino per la produzione della polvere da sparo ed il commercio della sale della vicina Rimini.
Nonostante assedi e temporanee occupazioni militari, la Carpegna rimane un territorio relativamente tranquillo, nonostante la rivalità tra i domini dei riminesi Malatesta e dei Montefeltro d’Urbino, restando proprietà dello Stato della Chiesa fino all’arrivo dei soldati napoleonici ed all’annessione allo Stato italiano.
Il suono delle campane
Oltre una quarantina d’anni fa Carpegna assurse all’onore delle cronache per uno strano ed inspiegabile fenomeno: in più occasioni le campane della seicentesca chiesa di San Nicolò prendevano a suonare, pur rimanendo immobili.
Il fenomeno, udito da tutto il paese, non era frutto di uno scherzo ed è rimasto senza alcuna spiegazione, né si è pensato ad un miracolo in quanto non ha prodotto alcuna guarigione o fenomeni simili, rimanendo assolutamente inspiegabile anche per la scienza.
Il Palazzo dei Principi Falconieri
Al centro di Carpegna c’è l’imponente seicentesco Palazzo dei Principi di Carpegna Falconieri, ispirato alle ville fortificate fiorentine e alle grandi residenze signorili della campagna romana.
È tuttora abitato dai discendenti della millenaria famiglia ed è rimasto pressoché intatto dopo oltre 300 anni, un incendio e qualche forte scossa di terremoto che ha colpito la zona.
Tra i tanti reperti del castello, una magnifica biblioteca contenente tra i tanti volumi anche manoscritti medievali d’inestimabile valore, opere d’arte ed arredi originali, che durante il periodo estivo vengono visitati da moltissimi turisti.
Nelle scuderie del palazzo viene allestita, nella settimana di ferragosto, la Mostra dell’Artigianato Artistico del Montefeltro, con i prodotti tipici e gastronomici, come miele, formaggi, funghi e tartufi, e le più belle produzioni dell’artigianato artistico locale.
Poco fuori dal piccolo borgo montefeltrino c’è la millenaria Pieve Romanica di San Giovanni Battista che, nonostante alcune ristrutturazioni, ha mantenuto la sua forma originaria.
In centro al paese c’è una fontana la cui vasca è costituita da un antico sepolcro ricavato da un monolito calcareo, venuto alla luce secoli addietro e tuttora non datato, che conteneva al suo interno il corpo di un misterioso e gigantesco guerriero con elmo e spada.
La località è famosa anche per il suo tipico Prosciutto di Carpegna, prodotto Dop, uno dei cinque prosciutti a denominazione di origine protetta d’Italia; la posizione di confine tra Marche, Romagna, Umbria e Toscana ha fatto sì che le tradizioni gastronomiche nel tempo si mescolassero, creando piccole varianti dei piatti tipici di queste regioni.