C’è un’aria nuova che spira all’Opificio: un’aria fatta di crescentine fritte e pasta fresca della tradizione, ma anche di piatti sfiziosi e, quando la stagione si farà fredda, anche di proposte più corpose come il bollito misto, così difficile da trovare.
E la fonte di questa aria nuova si chiama Vincenzo Vottero, uno degli chef più talentuosi e à la page della città che, unitamente alla conduzione del suo celebrato ristorante VIVO Vincenzo Vottero Taste Lab a Porta Saragozza, ha deciso di intraprendere una nuova avventura, quella del consulente.
L’Opificio Facchini torna Senzanome e diventa Hostaria Bolognese
Sì, perché l’antica Osteria Senzanome, che per un breve periodo di tempo, quando tra i soci c’era lo chef Riccardo Facchini, era stata ribattezzata Opificio Facchini, ora, con l’uscita di quest’ultimo dalla compagine sociale ha ripreso in parte il nome originale, che è anche quello della via in cui si trova, ed è l’Opificio Senzanome – Hostaria Bolognese.
Sotto allo “sfregatette” rifiorisce la tradizione

Il nuovo Opificio Senzanome – Hostaria Bolognese
Ed è proprio questo sottotesto che enuncia il programma del nuovo corso del locale situato sotto al portico più stretto di Bologna, che per le sue dimensioni una volta era chiamato “sfregatette” perché le dame prosperose erano obbligate a strusciare i seni sul muro per passare: il ritorno a una vera osteria bolognese come una volta, dove poter gustare i piatti della tradizione in un’atmosfera informale, ma con un pizzico di creatività che fa capolino qua e là.
Vento in poppa con la consulenza di Vincenzo Vottero
Qui che si inserisce il contributo di Vincenzo Vottero, chef di vaglia e anche presidente dei ristoratori Ascom di Bologna, il quale ha instradato la nuova gestione, suggerendo fornitori e inserendo alcuni piatti di propria concezione ma soprattutto vigilando sull’andamento complessivo dell’Opificio.
Un ambiente rinnovato e una tavernetta top
E così in un ambiente rinnovato da un discreto restyling che ha preservato l’atmosfera essenziale di quello precedente, recuperando al pubblico, ingentilendola con piante e sedie colorate, anche quella che in origine era concepita come sala corsi e mantenendo per le grandi tavolate la bellissima tavernetta con volte in pietravista originali del XIII secolo (nella bella stagione c’è anche un grazioso dehors sulla via), trovano posto i grandi classici della cucina bolognese.
Le crescentine? Bicolori e favolose
Le crescentine, in un’inedita presentazione bicolore bianca e verde (all’ortica), sono lavorate ad alta idratazione e si presentano leggere come nuvole, per nulla unte o pesanti, abbinate ai salumi di ottima fattura forniti da Villani.

Le strepitose crescentine bicolori con i salumi di Villani
Primi e secondi fra tradizione e ricerca
I primi storici della tradizione petroniana come tortellini, tagliatelle, tortelloni, ineluttabili in un locale di questa impronta, si alternano con piatti più freschi, legati alla stagionalità, come il falso farro, autentico piatto signature della cucina di Vottero, gnocchi asparagi e prosciutto crudo, riso venere con gamberi, zucchine e salsa alla curcuma, parmigiana di melenzane, insalatina di carciofi crudi e Parmigiano, risotto carciofi e Robiola, mentre tra i secondi fanno la loro comparsa proposte rare da trovare in città, per esempio il galletto arrosto e, quando arriverà la stagione invernale, si preannuncia già un monumentale carrello dei bolliti, altro piatto che i golosi ormai cercano invano sotto le Due Torri.
In carta tante bollicine
Tradizione anche al capitolo dolci, con una crema fritta che si fa ricordare, mentre la carta dei vini è l’unica a rompere il vincolo del territorio, pur ottimamente rappresentato, con escursioni ardite nel mondo delle bollicine d’oltreconfine, specialmente in terra di Francia ma non solo.
Perché anche le Hosterie Bolognesi, ogni tanto, devono allungare lo sguardo verso orizzonti lontani.