Non ci sono stati eventi pubblici, cooking show e degustazioni comuni in occasione del Tiramisù Day del marzo scorso, ma l’Accademia del Tiramisù invita tutti a celebrare lo stesso il dolce italiano più famoso del mondo, preparandolo a casa in occasione magari per le prossime festività pasquali.
Un modo, dicono dall’associazione, “per aumentare il nostro buonumore e ricordare che Tiramisù è la prima parola della cucina italiana più conosciuta all’estero, nonché una delle ricette più cliccate su Google”.
Il dolce più amato dagli italiani
Il dolce, realizzato con savoiardi, caffè, mascarpone, uova, zucchero e cacao è talmente amato che in Italia circa il 70% del consumo di mascarpone è legato alla preparazione del Tiramisù (e sembra che la sua esportazione in Giappone, Usa, Canada sia collegata totalmente al consumo del dolce).
Alla sua preparazione casalinga è anche legata una iniziativa – tanto più importante in tempi di isolamento forzato – promossa dall’organizzazione del Tiramisù World Cup: la ricerca di quello più fotogenico. “Visto che molti amanti del tiramisù quando postano foto sui social ci taggano, abbiamo deciso di premiare il più bello”. Gli autori dei tre migliori tiramisù postati dal 16 al 23 marzo scorsi su Instagram otterranno per premio di essere giudici alla prossima edizione della coppa mondiale, a novembre.
Un po’ di storia
Anche se si è sempre creduto che il Tiramisù fosse nato in Veneto, un libro del 2017, forte di autorevoli ricerche storiche, ne ha trovato le origini in Friuli. Clara e Gigi Padovani, autori del libro «Tiramisù – Storia, curiosità, interpretazioni del dolce italiano più amato» (Giunti editore), hanno rivoluzionato la storia del dolce, trovandone le origini tra Gorizia e Udine e non, come sempre si era detto, a Treviso. Sarebbe quindi nato a Pieris (Gorizia) e poi lo avrebbero “perfezionato” a Tolmezzo (Udine).
La prima ricetta è rimasta segreta in quel di Pieris per 70 anni nelle mani della signora Flavia Cosolo, figlia dello chef Mario, che ha inventato questo dolce nel suo ristorante “Al Vetturino” tra gli anni 40 e 50 del Novecento. Questo tiramisù è molto diverso da quello ormai diffuso nel mondo. Si presenta in coppa e i suoi ingredienti sono: crema zabaione, panna montata (presente comunque anche oggi nelle ricette di molte case), pan di Spagna imbevuto al Marsala secco e cacao in polvere.
La primogenitura del Friuli Venezia Giulia si conferma pure nella seconda ricetta “storica”, portata alla luce dal libro e creata alle fine degli Anni Cinquanta del Novecento all’Hotel Roma di Tolmezzo dalla cuoca Norma Pielli (ormai scomparsa), i cui figli l’hanno tramandata: è quella consacrata dalla tradizione, in teglia, a base di savoiardi imbevuti nel caffè e crema al mascarpone. Poi nel 1970 è stato codificato il “Tiramesù” delle Beccherie Treviso, del tutto simile a quello di Tolmezzo, ma che ha saputo intraprendere le strade del mondo.