Isola di San Giorgio, Venezia, dal 10.04.2025 – 06.01.2026
Nell’isola di San Giorgio, placida e sospesa tra cielo e acqua, approda la fotografia di Robert Mapplethorpe come un’apparizione. A Venezia, dove la bellezza barocca convive con l’ombra, il suo obiettivo taglia la luce come un bisturi: svela, ferisce, incanta.
Non è un incontro qualsiasi. È un duello silenzioso tra l’eternità dell’arte e la carne del presente. Le sue fotografie, esposte nell’abside laica della Fondazione Giorgio Cini, si stagliano come reliquie contemporanee, immerse in una penombra sacrale. I suoi fiori — come l’iconica Orchid, che sembra sbocciare da un abisso —, le sue composizioni di corpi nudi, le sue statue classiche fotografate con una sensualità metafisica, vibrano nella stessa atmosfera che un tempo accoglieva i capolavori del Rinascimento.
Lì dove Tintoretto dipingeva con la furia del divino, Mapplethorpe fotografa con la precisione di un demiurgo contemporaneo. Ogni immagine è una preghiera muta, una forma assoluta. Basta osservare Ken Moody and Robert Sherman (1984): due corpi contrapposti, due incarnazioni dell’equilibrio e della tensione, un omaggio dichiarato all’armonia classica e all’eleganza delle forme greche. Eppure, la pelle è viva, il desiderio palpita.
Ma non è solo Mapplethorpe. È il dialogo tra due sguardi: il suo e quello di Giorgio Galimberti, che con la sua fotografia intimista e analogica raccoglie i frammenti dell’anima nel quotidiano. Galimberti muove il suo sguardo sul mondo con delicatezza, tra presenze urbane, paesaggi interiori e geometrie esistenziali. Se Mapplethorpe scolpisce l’ideale, Galimberti con le sue Polaroid accarezza il reale. L’uno costruisce l’icona, l’altro custodisce la traccia. Entrambi cercano la verità oltre il visibile.
In Lisa Lyon, la campionessa di body building che Mapplethorpe eleva a Venere moderna, la potenza femminile si mostra nella sua ambiguità più radicale. Nella celebre Man in Polyester Suit, la provocazione incontra la compostezza formale, la tensione erotica sfida lo spettatore e lo costringe a ridefinire i propri confini. E poi ci sono le Calla lilies, fotografie di fiori che non sono mai solo botanica, ma incarnazioni silenziose di corpi, di sessi, di desideri che sussurrano anziché gridare.
E Venezia, che da secoli celebra l’ambiguità del desiderio, si lascia penetrare dal suo sguardo. Come nelle stanze segrete del palazzo dei dogi, anche qui si respira un erotismo raffinato, mai volgare, ma profondamente carnale. La bellezza, in Mapplethorpe, è corpo e spirito. È forma assoluta, ma anche ferita aperta.
In questo itinerario sospeso tra acqua e pietra, tra sacro e profano, la fotografia si fa arte nel senso più pieno. E la mostra diventa un pellegrinaggio laico verso l’essenza: della forma, del desiderio, della verità.
Venezia accoglie Mapplethorpe come solo lei sa fare: con uno sguardo antico, ma sempre pronto a riconoscere chi osa sfidare il tempo. E noi, spettatori incantati, ci scopriamo parte di questo rito.
E tu, che cosa vedi, quando guardi davvero?
Orari : Lun –Dom: 11:00-19:00 Chiuso: Mercoledì.
Per info dettagliate consultare il sito web https://lestanzedellafotografia.it/it/
Biglietto intero: 14euro – Vaporetto: Fermata San Giorgio, linea 2