Con l’arrivo della buona stagione, si comincia a sentire parlare di primizie di frutta e verdura; se l’espressione era corretta un tempo, oggi non è più così, perché la globalizzazione ha fatto sì che le primizie ci siano un po’ tutto l’anno.
Con la frutta e la verdura si portano in tavola non solo i colori della natura, ma anche salute e suggestione.
Primizie, un concentrato di salute e di benessere
Salute perchè questi prodotti sono autentici concentrati di principi attivi, indispensabili per vivere bene. E’ la terra che produce e, quando ben concimata, regala a frutta e verdura, grandi quantità dei principali gruppi vitaminici: la vitamina A con funzione antinfettiva, la B che presiede alla salvaguardia del sistema muscolare, la H che assicura salute alla pelle, la C con funzioni antiemorragiche.
Tutto questo per non dire della massiccia presenza degli oligo-elementi, come calcio, fosforo, potassio, ferro e iodio, a cui l’uomo non può rinunciare, pena gravi scompensi nel suo sistema neurovegetativo.
Come detto, i prodotti della natura, non fanno bene solo al corpo, ma anche allo spirito, esercitando in ciascuno un sottile, ma non per questo meno affascinante, potere evocativo.
Infatti, anche la persona più distratta sa scandire lo scorrere delle stagioni, e quindi del tempo, dalla frutta o dalla verdura che mangia; non c’è periodo dell’anno che non sia strettamente legato a questo o a quel prodotto della terra.
Ieri era un po’ più vero di oggi, che abbiamo le melanzane a gennaio, le ciliegie a marzo, i carciofi a settembre, le cipolline novelle a novembre e via dicendo.
Il merito di tutto questo si deve appunto alla “globalizzazione”, all’espandersi del commercio internazionale, che consente di sfruttare la contrapposizione delle stagioni nei due emisferi, o dei progressi nel campo della conservazione che, utilizzando megacelle di conservazione prive d’aria, bloccano il processo di maturazione di tutto quanto viene stivato nel loro interno.
Il trovare frutta o verdura in ogni periodo dell’anno non fa, però, venire meno l’emozione quando, sul banco del fruttivendolo, ricompare, dopo un anno di assenza, un nuovo prodotto.
C’è chi sostiene che le primizie, potendo beneficiare di meno sole rispetto al prodotto nel pieno del suo ciclo di maturazione, hanno un contenuto inferiore di nutrienti e vitamine e sarebbero, quindi, da scartare.
Altri, invece, rispondono che le nostre scelte, specie quelle alimentari, obbediscono non solo alla mente, ma anche al cuore per cui, a godere, in tutta pienezza, delle benefiche proprietà di quel frutto o di quell’ortaggio, si potrà pensare in un altro momento.
L’emozione della scoperta di una primizia di stagione
Ma nulla deve distogliere dall’incantesimo che, puntualmente, si ripete ogni anno, quello cioè di ritrovare pisellini novelli e ciliege ai primi di maggio, carciofi romani a febbraio, rossi tarocchi a fine novembre.
Alle primizie il mondo agricolo si dedica ormai da tempo, con grossa soddisfazione di produttori, che possono contare su un clima clemente e che consente la maturazione del prodotto con netto anticipo rispetto ai tempi normali.
Ma il sole e l’aria da soli non bastano: anche l’uomo fa la sua parte; non è raro oggigiorno trovare la produzione che matura in serr, spesso avveniristiche, a temperatura controllata o, addirittura, grazie a colture idroponiche, dove le piante hanno le radici piantate su una specie di brecciolino e vengono irrorate a ciclo continuo con acqua e minerali disciolti, per favorirne la crescita.
Nessun problema per la nostra salute
Con questo non si deve temere per la salute: un buon produttore alimenta le sue piantine a volte meglio che in natura, fornendo tutti i sali minerali di cui hanno bisogno per crescere e che, magari, non trovano nel terreno, come magnesio, zinco, azoto.
Proprio il settore della produzione delle primizie, inoltre, è all’avanguardia nel campo dello sviluppo di nuove varietà geneticamente più forti, maggiormente immuni da funghi parassiti e da malattie, il che permette una drastica riduzione dei trattamenti chimici da effettuare.
Alle primizie ci si può, dunque, rivolgere con fiducia o, quanto meno, con non maggiori cautele di quelle che impongono oggi tutti i prodotti della terra; anche qui c’è il rischio di un impiego eccessivo di antiparassitari e di diserbanti, magari per accelerare il ciclo di maturazione.
Per le primizie, come per i prodotti di stagione tradizionali, la risposta passa, comunque, attraverso più severi controlli da parte delle autorità preposte, attraverso l’acquisizione di una maggior coscienza e professionalità da parte degli operatori e, non ultima, pure attraverso la nostra scelta di consumatori di privilegiare, quando occorre, il buono rispetto al bello.