Il FAI, Fondo Ambiente Italiano ha organizzato nei giorni scorsi al Monastero di Torba di Gornate Olona, in provincia di Varese, un incontro per conoscere meglio il cammino che, nei suoi 135 km, collega Lavena Ponte Tresa al confine con la Svizzera con Pavia. “La Via Francisca del Lucomagno – i risultati della ricerca e le proposte di cammino”, è rivolto prevalentemente a guide turistiche ed ambientali escursionistiche, alle associazioni di camminatori, agli operatori del turismo e alle realtà culturali del territorio.
Lo scopo è di far conoscere le peculiarità della Via Francisca e il mondo dei cammini; l’iniziativa rientra nel progetto di valorizzazione della Via che, promosso da nove realtà in collaborazione con la Regione Lombardia e la Provincia di Varese, Milano, Pavia e tutti i comuni interessati dal percorso, è sostenuto dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale di Regione Lombardia.
La Via Francisca, il turismo “lento”
I cammini storici richiamano un pubblico sempre più ampio e, tra gli oltre 8.000 chilometri percorribili in Italia, la Via Francisca del Lucomagno è pronta a ritagliarsi uno spazio di prim’ordine.
Per meglio comprendere il valore di questo cammino, la sua importanza, le sue caratteristiche e i cambiamenti che ha vissuto nel corso dei secoli, Archeologistics – partner del progetto e realtà impegnata nella divulgazione e conoscenza del patrimonio culturale italiano, con servizi di visita guidata ed educazione museale – ha condotto alcune ricerche andando ad indagare da una parte le testimonianze dell’accoglienza dedicata ai viandanti, dall’altra a comprendere come il tracciato si sia modificato nel tempo pur mantenendo le caratteristiche di un cammino: ovvero la necessità di collegare dei punti strategici, la sicurezza e la bellezza.
«Siamo andati a ricercare testimonianze archeologiche di muri, ambienti, spazi che potevano rimandare a una struttura dedicata all’accoglienza, hanno detto i referenti di Archeologistics, ma anche ad indagare le motivazioni storiche che spingevano una persona ad affrontare la fatica di un cammino, che ovviamente nel Medioevo non aveva tutti i confort di oggi. Vi erano sicuramente delle motivazioni commerciali, ma anche la devozione per raggiungere, ad esempio, le spoglie di Sant’Agostino ha avuto un ruolo fondamentale. Sono tutti elementi che oggi vanno ad arricchire un cammino affascinante, capace di rendere partecipe chi lo percorre».