Tenere sotto controllo l’indice glicemico per combattere la tendenza a ingrassare e preservare salute e benessere sia fisico che estetico senza rinunciare ai piaceri della tavola?
Alcune settimane fa chi vi scrive ha preso parte a un piccolo esperimento promosso da IPC Method, marchio che promuove percorsi di rieducazione alimentare basati su programmi a basso carico glicemico per ottenere un dimagrimento reale e tangibile, per migliorare la resistenza insulinica e di conseguenza prevenire l’insorgenza di malattie metaboliche e ridurre la formazione di sostanze infiammatorie.
Le premesse dell’esperimento
La premessa era che l’indice glicemico è uno dei principali fattori nutrizionali correlati allo sviluppo di sovrappeso e obesità, oltre che direttamente implicato negli stati infiammatori che sono alla base di alcune patologie metaboliche e degenerative.
Tutti amiamo i cibi dolci e, anche se è idea comune che lo zucchero faccia male sia ai denti che alla linea, facciamo molta fatica a farne a meno. Non solo, ma spesso si parla dello zucchero senza sapere realmente cosa sia, senza conoscere la reale differenza tra zuccheri semplici e zuccheri complessi e ignorando quanto zucchero viene ingerito attraverso gli alimenti.
Cosa è l’indice glicemico?
“L’indice glicemico” spiega la dottoressa Daniela Perotti, responsabile creativo e commerciale di IPC Method “è un sistema di misurazione che serve a determinare la velocità con cui si innalza la glicemia ematica dopo l’assunzione di un alimento. In sintesi, se un alimento fa aumentare di poco il tasso di zucchero, chiamando quindi in causa poca insulina, anche il suo indice glicemico sarà basso e viceversa. Per dimagrire e prevenire condizioni di sovrappeso e obesità sono importanti sia la scelta degli alimenti che la quantità assunta. Non vogliamo negare o sminuire del tutto l’effetto calorico della nostra alimentazione, ma specificare che spesso si tratta di un fattore secondario e che per impedire la trasformazione in adipe dei nutrienti assunti la scelta dei cibi è fondamentale. Uno studio, pubblicato sul British Journal of Nutrition afferma che l’indice glicemico e il carico glicemico di un’alimentazione potrebbero essere dei fattori predittivi dell’obesità, in particolare dell’accumulo di grasso in sede addominale. Non solo, ma dobbiamo ricordare che lo zucchero non è implicato solamente in questioni di peso: studi più recenti infatti hanno messo in evidenza che lo zucchero danneggia molti altri aspetti della nostra salute, forse ancora più importanti. L’eccessivo consumo di zucchero ad esempio aumenta il rischio di malattie cardiovascolari, concorre allo sviluppo della sindrome metabolica attraverso un aumento dell’insulino-resistenza, aumenta i livelli generali di infiammazione dell’organismo e sviluppa reazioni neurochimiche e comportamentali simili a quelle delle droghe psicoattive, fino a creare delle vere e proprie crisi d’astinenza. Questo può portare a cali d’attenzione, iperattività e stati depressivi”.
Il punto di vista di IPC Method
Recenti studi scientifici condotti dai ricercatori dell’Università di Washington inoltre hanno dimostrato che la resistenza all’insulina e gli alti livelli di glucosio presenti nel sangue sono collegati con lo sviluppo dell’Alzheimer e della demenza senile. Un risultato questo che ha permesso di capire che il cervello è un organo bersaglio per i danni causati dall’eccessivo consumo di zuccheri. Proprio partendo da queste considerazioni IPC Method punta a combinare i benefici sulla salute con una linea invidiabile rifacendosi alla dieta mediterranea e correggendola preferendo alimenti a basso indice glicemico.
L’esperimento
E veniamo all’esperimento. Teatro: lo storico circolo della Virtus Tennis di Bologna, il cui ristorante dal 2016 è gestito dal team di Ristorazione Bolognese di Mauro Stanzani e Luca Martelli, gli stessi del Boccone del Prete al Golf Club Siepelunga.
Come prima fase è stata fatta bere a tutti i presenti una bottiglietta di acqua minerale addizionata con un integratore alimentare facente parte della linea IPC Method.
Dopo un quarto d’ora si è passati alla seconda fase, un apericena composta da un calice di vino a testa, pinzimonio e riso integrale con verdure e legumi a volontà, e per dessert una bustina di frutta secca, il tutto, secondo le premesse, più che sufficiente a saziare una persona.
I risultati (che non fanno testo)
Lo dico subito: nel caso specifico dello scrivente l’esperimento è fallito. Appena uscito per tornare a casa – a piedi visto che non è poi così distante – il qui presente si è fiondato nella prima rosticceria cinese a sfondarsi di ravioli alla griglia e wanton fritti come se non ci fosse un domani, e solo perché era troppo tardi per tentare la sorte in una nota trattoria dei paraggi.
Ma chi vi scrive non fa testo, perché affetto da un appetito incontenibile e soprattutto cronico e continuativo, ai limiti dell’insaziabile, perciò non disperate e seguitate a coltivare l’idea per cui si possano preservare forma fisica e benessere senza rinunciare ai piaceri della tavola, magari nel vostro caso funziona.