La Giornata Mondiale dell’Acqua, che si celebra annualmente il 22 marzo, è stata istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 per sensibilizzare l’intera popolazione in merito all’utilizzo idrico sostenibile e di promuovere azioni concrete a riguardo.
Anche per la UE questo è un obiettivo fondamentale: la tutela del suolo e dell’acqua è infatti uno dei sei pillar della campagna Potatoes Forever!, il progetto triennale promosso in Italia dall’Unione Nazionale tra le Associazioni dei Produttori di Patate (Unapa), che mira a informare il consumatore finale riguardo all’eccellenza delle pratiche pataticole europee e a promuovere su tutto il territorio un’agricoltura sostenibile e di qualità.
Alcuni dati sul consumo di acqua in Europa e in Italia
Ogni giorno in tutto il mondo vengono utilizzati dieci miliardi di tonnellate di acqua potabile; tuttavia, a causa del cambiamento climatico, anche nei Paesi tradizionalmente ricchi di acqua la quantità a disposizione decresce in modo preoccupante anno dopo anno.
Anche in Europa le risorse idriche sono sotto pressione1: questo è soprattutto il caso dei Paesi dell’Europa meridionale, come l’Italia, dove le precipitazioni sono sempre più scarse e la siccità è in aumento. Oltre ai cambiamenti climatici, un altro fattore di pressione è l’aumento della domanda d’acqua, causato dallo sviluppo dei settori produttivi e dal progressivo incremento della popolazione.
Al consumo sempre maggiore di risorse idriche si aggiunge poi il tema dello spreco: ogni giorno, infatti, si perdono circa 346 milioni di metri cubi di acqua, per un totale di 126 miliardi di metri cubi all’anno.2 In questo scenario, gli italiani spiccano tra i più “spreconi” d’Europa: è quello che attesta un’indagine del 2023 3, secondo cui il nostro consumo pro-capite giornaliero si attesta a 220 litri, a fronte dei 165 litri della media europea, e solo il 46% del campione è cosciente di questa situazione. Il 77%, tuttavia, dichiara di provare comunque a ridurre il più possibile lo spreco d’acqua nella propria quotidianità.
E il settore agroalimentare
Diversi studi dimostrano che l’agricoltura utilizza attualmente il 69% delle risorse idriche globali, divise tra irrigazione, allevamento e acquacoltura, mentre l’industria ne impiega il 19%.4 Ogni alimento ha una differente impronta idrica – ovvero un proprio tasso di consumo di acqua dolce: per valutare l’impatto dell’industria food & beverage sull’utilizzo di questa risorsa limitata, si è deciso di misurare la “water footprint” dei principali prodotti agricoli e derivati animali presenti nella nostra alimentazione.5 A consumare la maggiore quantità d’acqua sono le fonti proteiche animali e vegetali: al primo posto la carne bovina – per produrne un solo chilogrammo servono infatti circa 15.415 litri di acqua – segue la frutta secca con un rapporto di 9.063 l/kg, e al terzo posto la carne ovina, 8.763 l/kg.
I prodotti idricamente più sostenibili sono invece frutta e verdura, la cui impronta va dai 322 ai 962 l/kg. Le patate ottengono il primato posizionandosi addirittura sotto questa media e consumando circa 287 litri al chilogrammo: questo, insieme all’adattabilità al cambiamento climatico, le rende il prodotto perfetto per la lotta contro il consumo eccessivo di acqua.
Le buone azioni nel settore pataticolo
La filiera pataticola e i suoi operatori svolgono quindi un ruolo fondamentale per il miglioramento delle pratiche di settore e per un conseguente risparmio d’acqua. L’Unione Europea ha preso consapevolezza dell’importanza delle patate nella lotta allo spreco idrico nell’industria agroalimentare, e per questo ha deciso di valorizzarle con la campagna Potatoes Forever!, volta a mettere in luce l’impegno dei produttori del suo territorio.
Durante il suo ciclo colturale, la patata ha infatti fabbisogni idrici essenziali. Il controllo del consumo d’acqua e dei dati meteorologici per la riduzione del suo utilizzo avviene sia attraverso l’irrigazione a goccia e sistemi automatizzati e controllati da remoto sia diminuendo i volumi allo stretto necessario. In questo modo si ottiene un risparmio di risorsa idrica, ottimizzando gli input, con una riduzione dei costi aziendali e dell’impatto ambientale. Inoltre, per massimizzare il risparmio, l’acqua che viene utilizzata nel lavaggio del prodotto è successivamente riciclata nei centri di confezionamento.