Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?
Tre domande che attraversano l’esistenza umana, e che Paul Gauguin ha affidato a una tela imponente nel 1897, mescolando simboli tahitiani e angosce occidentali. Domande che non invecchiano, che si ripropongono in ogni tempo e voce.
Vasco Rossi, in una delle sue canzoni più disarmanti (Portatemi Dio), le grida con sincerità: “Portatemi Dio, lo voglio vedere, gli voglio raccontare di una vita che ho vissuto e che non ho capito a cosa è servito…” Il bisogno di raccontare la propria storia a un Dio sconosciuto — forse assente, forse vicino — è lo stesso che anima Vittorino Andreoli in Preghiera del non credente, un libro struggente in cui lo psichiatra, da scienziato e uomo, scrive:
“Ti prego, Dio, anche se non so se ci sei.”
Tre linguaggi diversi: pittura, musica, letteratura. Un solo filo conduttore: la fame di senso.
L’anima cerca, anche quando non crede
C’è un paradosso profondo in chi prega senza fede, in chi cerca Dio senza certezza della Sua esistenza. Eppure, questo paradosso è anche la traccia più autentica dell’anima umana. Perfino nella Bibbia, troviamo questa sete in chi è nel dubbio, nella crisi, nel silenzio:
“Le mie lacrime sono il mio cibo giorno e notte, mentre mi dicono sempre: ‘Dov’è il tuo Dio?’”
(Salmo 42:3)
È la sete spirituale che spinge a cercare, anche senza risposte immediate. Una sete che, per Gesù, è segno di benedizione:
“Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati.”
(Matteo 5:6)
Ecclesiaste, Vasco e il vuoto che interroga
In Portatemi Dio, Vasco non bestemmia: interroga. Vuole capire se tutto ciò che ha vissuto ha avuto senso. È lo stesso dolore che attraversa le pagine del libro dell’Ecclesiaste, dove il re Salomone — uomo ricco, potente, saggio — scrive:
“Ho visto tutto ciò che si fa sotto il sole: tutto è vanità, un inseguire il vento.”
(Ecclesiaste 1:14)
Una confessione amara e limpida: senza Dio, anche la vita piena è vuota.
La risposta della Bibbia: Dio si lascia trovare
Il Dio della Bibbia non è distante. Non ignora le domande, non respinge chi Lo cerca con cuore sincero.
Promette:
“Voi mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il vostro cuore.”
(Geremia 29:13)
“Cercate il Signore mentre lo si può trovare, invocatelo mentre è vicino.”
(Isaia 55:6)
E nella Sua misericordia, Dio ha mandato il Suo Figlio, Gesù, per rivelare il Suo carattere, indicare la strada e aprire un cammino di salvezza:
“Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.”
(Giovanni 14:6)
Gesù non è Dio Padre, ma è il Figlio che Lo rappresenta perfettamente, tanto da poter dire:
“Chi ha visto me ha visto il Padre.”
(Giovanni 14:9)
Non perché siano la stessa persona, ma perché in Gesù vediamo il riflesso perfetto della volontà e dell’amore del Padre. Ed è proprio perché Dio desidera una relazione viva e personale, che nella Bibbia rivela il Suo nome: YHWH — un nome che significa “Io sono” o “Io sarò” — a indicare una presenza eterna, fedele, concreta.
“Questo è il mio nome per sempre, questo sarà il mio titolo per tutte le generazioni.”
(Esodo 3:15)
Non un titolo generico, non un concetto distante, ma un nome proprio: il segno di un Dio che vuole essere conosciuto, chiamato, amato. YHWH non è un’idea astratta, ma un nome vivo, per chi Lo invoca con cuore sincero.
La grande tela della vita
Nel quadro Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?, Gauguin non offre risposte, ma invita a guardare: una neonata, figure pensose, vecchi, simboli pagani. Un viaggio enigmatico e spirituale.
La Bibbia, invece, al viaggio dà un senso:
- Da dove veniamo?
“Dio creò l’uomo a sua immagine.”
(Genesi 1:27)
➤ Non siamo frutto del caso, ma disegno e amore. - Chi siamo?
“Siamo opera sua, creati in Cristo Gesù per le buone opere.”
(Efesini 2:10)
➤ Non numeri, ma vite uniche con uno scopo. - Dove andiamo?
“I vivi sanno che moriranno, ma i morti non sanno nulla…”
(Ecclesiaste 9:5)
➤ La morte, nella visione biblica, è un sonno. Non un’altra vita, ma una pausa in attesa della risurrezione:
“Verrà l’ora in cui tutti quelli che sono nei sepolcri udranno la sua voce…”
(Giovanni 5:28)
➤ E la promessa per chi è giusto agli occhi di Dio è concreta, tangibile, non astratta:
“I giusti stessi possederanno la terra
e vi abiteranno per sempre.”
(Salmo 37:29)
Una porta aperta per chi cerca
Questo non è un sermone. È un invito. Se ti sei posto almeno una volta queste domande — da dove vengo, chi sono, dove vado —sei già in viaggio. E se hai gridato, come Vasco, che non hai capito a cosa è servita la vita, forse stai già bussando a quella porta che Dio non chiude mai:
“Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato.”
(Romani 10:13)
Anche l’arte, anche la musica, anche la psichiatria, a modo loro, ci conducono lì. A Dio. A quella sete che, finalmente, può essere dissetata. Non da un titolo, ma da un nome. YHWH.
![]()