Il 2 novembre, il giorno successivo alla solennità di Ognissanti, la Chiesa latina commemora tutti i fedeli defunti (Commemoratio Omnium Fidelium Defunctorum): è il “Giorno dei morti”.
Perche’ questa giornata?
La celebrazione si basa sul principio che le anime dei fedeli, non purificate dai peccati veniali al momento della morte, non possano raggiungere la Visione Beatifica ma possano essere aiutate a conseguirla mediante pratiche devote.
Secondo la Chiesa Cattolica, infatti, dall’1 all’8 novembre è possibile ottenere con preghiere e messe l’assoluzione assoluta dei defunti che siano in Purgatorio.
Accanto a questi riti cristiani vi sono credenze di origine pagana relative al “Giorno dei Morti”: contadini di molti paesi cattolici credono che quella notte i morti tornino nelle case in cui hanno vissuto e si cibino degli alimenti dei vivi.
Proprio a questo si lega l’influenza più recente della celebrazione di Halloween: il 31 ottobre è ormai una consuetudine che si è intrecciata al contesto culturale e religioso nostrano.
Halloween
All Hallows’ Eve (Vigilia di tutti i Santi)
ha origini nella festa celtica di Samhain che celebrava la fine dell’estate e l’inizio dell’inverno quando il mondo dei vivi e quello dei morti si incontravano.
Si credeva che gli spiriti potessero vagare sulla Terra e quindi si accendevano falò e si indossavano maschere per scacciare i malvagi: ecco perchè Halloween viene rappresentata col macabro e col soprannaturale.
La domanda “Dolcetto o scherzetto?”, rivolta gioiosamente dai bambini per ottenere dolci, rimanda all’antica usanza celtica quando i mendicanti, che non ricevevano aiuti o cibo in cambio di preghiere per i morti, minacciavano maledizione e sfortuna.
Ufficialmente la Chiesa Cattolica non ha posizioni specifiche su questa giornata: figure eminenti della Chiesa si sono espresse sia con critiche e sia in difesa della ricorrenza che precede la Festa di Ognissanti del 1° novembre.
Usanze e Tradizioni
Lungo lo Stivale esistono modi molto diversi per ricordare i nostri defunti.
In alcune zone della Lombardia e del Friuli Venezia Giulia la notte tra l’1 e il 2 novembre molte persone mettono in cucina un vaso di acqua fresca per far dissetare i morti.
In Liguria i bambini si recano di casa in casa, come ad Halloween, per ricevere il “ben dei morti” ovvero fave, castagne e fichi secchi.
Si apparecchiano ancora tavole e si accendono focolari in molte case in Trentino Alto Adige, in Piemonte e in Vald’Aosta per ristorare i defunti.
In Abruzzo e in Sardegna si evocano i defunti con riti simili ad Halloween: in Abruzzo le zucche vengono utilizzate come lanterne mettendovi una candela all’interno dopo averle svuotate; in Sardegna la mattina del 2 novembre i bambini bussano alle porte ottenendo chiedendo offerte e frutta secca e dolci.
I bambini siciliani, al risveglio, trovano ceste con i dolci tipici del 2 novembre, come i “pupi di zuccaro” (bambole di zucchero) e la “frutta di martorana”, preparata con la pasta di mandorle dipinta.
In alcune aree della Toscana ogni anno si rinnova la tradizione del “bèn d’i morti”: in passato le famiglie più ricche dovevano distribuire cibo ai poveri come segno di commemorazione per i propri defunti ed ancora oggi alcuni bambini portano al collo la tradizionale “sfilza”, una collana fatta di mele e castagne bollite.
Ricette
Tante sono le specialità dolciarie legate alla commemorazione del 2 novembre ed ogni regione ne conserva orgogliosamente la ricetta.
Le “ossa di morto” sono diffuse un po’ in tutta Italia. Sono semplici biscotti di acqua, farina, zucchero che, a seconda delle regioni, presentano varianti (cioccolato, cannella, mandorle) e nomi diversi come “nucatoli”, “mostaccioli”, “moscardini”,“scardellini”.
Tipico del mondo contadino, in Lombardia è diffuso il “pan dei morti”, una specie di pane basso preparato con gli ingredienti che si trovavano in casa, dai biscotti avanzati alla frutta secca. Col tempo il “pan dei morti” si è arricchito con cacao e vino.
Originarie del centro Italia ma presenti anche nel Nordest, sono le “fave dei morti”, biscottini rotondi o di forma ovoidale e schiacciata, preparati con farina

di mandorle e pinoli.
La “piada dei morti”, una soffice focaccia con una crosta golosa di frutta secca, viene invece preparata in Romagna per commemorare i defunti.
A Napoli è d’obbligo preparare “o‘ morticiello” cosi’ chiamato per la forma che ricorda una bara. É un torrone morbido a base di cacao e nocciole, rivestito di cioccolato fondente con varianti al gianduia, al caffè, al pistacchio.
Scendendo ancora più a sud, in Puglia, si prepara la “colva”, una ricetta carica di simbolismi. É un dolce al cucchiaio a base di grano cotto (che simboleggia la Resurrezione), acini di melograno (rappresentanti la fertilità), frutta secca (cioè la terra), cioccolato fondente sbriciolato (che possono raffigurare le ossa), vincotto dell’ultima vendemmia (come il sangue del sacrificio di Cristo).
Questi dolci e queste usanze non sono solo una delizia per chi li mangia. Sono ancora preparati e condivisi mescolando golosità e memoria: un significato simbolico, immagine della nostra inestimabile cultura regionale.
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