Oggi, 24 gennaio 2025, nella sede torinese della Associazione Italiana Sommelier Piemonte, in via Modena 23, si è tenuta la conferenza stampa “Il Vermouth di Torino… a Torino”: sono intervenuti il Presidente del Consorzio di Vermouth, Roberto Bava, insieme al Vicepresidente Matteo Bonoli dell’azienda Fratelli Branca, produttrice del Vermouth Carpano e al Direttore Pierstefano Berta.

Il Vermouth di Torino del Consorzio. Credits Andrea Di Bella
Obiettivo della conferenza: comunicare al mondo dei media e del pubblico degli appassionati i traguardi che l’eccellenza torinese ha raggiunto in questi ultimi anni, attraverso l’impegno di tutti, operazioni di marketing territoriale a livello internazionale, azioni di tutela e valorizzazione del prodotto.
Una tappa fondamentale di questo percorso è stato Il conferimento della IGP, così da certificare la provenienza delle materie prime, dalle erbe aromatiche, come le Artemisie, ai vini, monitorando tutta la filiera produttiva, garantendo la superiorità qualitativa di questo prodotto e tutelando consumatori e produttori.
“Siamo orgogliosi degli sforzi che sono stati portati avanti negli ultimi anni per valorizzare questa eccellenza piemontese senza tempo – sottolinea il presidente Roberto Bava – che rappresenta la nostra tradizione e le nostre origini piemontesi. Il Vermouth di Torino è il primo prodotto enogastronomico piemontese entrato già nel 1800 in diversi mercati internazionali, prima ancora di molti vini. È oggi presente in più di 80 mercati internazionali che riconoscono il suo pregio e la sua versatilità non solo in abbinamento ai cocktails ma anche per un suo consumo “puro”.
Le azioni intraprese negli anni scorsi stanno portando il giusto riconoscimento al Vermouth di Torino, sia in termini di notorietà che di vendite.
“A partire dal 2018 abbiamo avuto una crescita media annua nelle vendite del + 24,7 %. – dichiara il direttore – Questo dimostra il grado di apprezzamento da parte del pubblico. Sono sempre più i locali che lo richiedono e che vogliono avere più di una tipologia. Tutto questo successo ha generato un giro d’affari notevole, partendo da 32 milioni di euro nel 2018 e chiudendo il 2024 con 172 milioni di euro”.

La degustazione. Credits Andrea Di Bella
La conferenza si è poi conclusa con la degustazione di tre tipologie diverse di Vermouth di Torino, l’Extra-Dry , il Bianco, il Rosso, illustrando le diverse caratteristiche e le origini storiche di ciascuna tipologia. Ogni varietà è stata accompagnata da una serie di dettagli sui metodi di produzione, sugli ingredienti utilizzati e sulle diverse caratteristiche sensoriali.
È sempre l’ora del Vermouth di Torino!
IL VERMOUTH DI TORINO
Il Vermouth di Torino è il più famoso vino aromatizzato italiano, già apprezzato alla Corte Reale dei Savoia. Il suo nome deriva dal termine tedesco wermut che definisce l’Artemisia absinthium (assenzio maggiore), base aromatica principale nella sua preparazione. Dal 1400 i liquoristi torinesi iniziarono a distinguersi per la perizia nell’arte della distillazione fino a ottenere, già nel Settecento, grande fama anche oltre i confini italiani. Nell’Ottocento e Novecento il Vermouth divenne famoso anche all’estero nelle sue due varianti bianco e rosso. Proprio dal capoluogo piemontese ha inizio lo sviluppo del Vermouth di Torino come lo conosciamo oggi, affascinante aperitivo conviviale. Nel corso degli anni si è assistito all’evoluzione delle tecniche di lavorazione: le nuove hanno affiancato le più antiche e la loro coesistenza continua ancora oggi a preservare e valorizzare la tradizionale produzione di questo prodotto. E’ l’unico Vermouth a potersi fregiare dell’Indicazione Geografica concessa dall’Unione Europea.

Carlo Quaglia, alla guida della Distilleria omonima, presenta il suo Vermouth, Berto. Credits Andrea Di Bella
Il Vermouth di Torino viene classificato in base al colore (Bianco, Ambrato, Rosso, Dry) e alla quantità di zucchero impiegata nella sua preparazione. Il disciplinare prevede anche la tipologia Vermouth di Torino Superiore che si riferisce a prodotti con un titolo alcolometrico non inferiore a 17% vol., realizzati con almeno il 50% di vini piemontesi e aromatizzati con erbe – oltre all’assenzio – coltivate o raccolte in Piemonte.