
Dolegna del Collio, piccolo borgo con nemmeno cinquecento abitanti e comune più settentrionale della provincia di Gorizia, situato in una lunga striscia di terra al confine con la Slovenia, è rinomato per la produzione vinicola delle sue colline.
Pillole di storia
Non si conosce con esattezza chi furono i primi abitanti della zona; alcuni ritrovamenti evidenzierebbero un insediamento forse della antica civiltà dei castellieri e successivamente di popolazioni Proto-Veneti, Celto-Karni, Romani e, almeno transitoriamente, le varie genti germaniche note come “barbari”.

Stabile è stato invece l’insediamento di popoli di ceppo slavo, visto che la quasi totalità dei toponimi locali è di origine slava, databile al periodo fra il VII ed il IX secolo.
Il borgo è di origine medioevale e subì incendi e distruzioni; ricostruito, venne poi infeudato e passò di mano in mano da un signore all’altro; in paese c’è il castello di Trussio, edificato in cima alla collina sul fiume Judrio, distrutto nel cinquecento, sulle cui rovine vennero costruiti altri edifici tuttora esistenti e del quale restano le mura e due torrioni.
Una visita a Dolegna del Collio
Oltre al Municipio nella piazzetta del borgo, Dolegna vanta anche la presenza di alcuni edifici religiosi nel borgo e nelle sue frazioni, come la parrocchiale di San Giuseppe, mentre a Ruttàrs, paese composto da un piccolo nucleo di case al vertice del colle, c’è la chiesa dei Santi Vito e Modesto ed il suo campanile che, come quello di San Giorgio di Brazzano, era anticamente una torre di vedetta.
Nella frazione di Mernico ci sono la Chiesetta cinquecentesca e quella votiva dedicata a S. Giacomo a Lonzano; nella Chiesa di Scriò, infine, sopravvive una popolaresca serie di dipinti di “Jacun pitôr”.
Le colline ed il paesaggio
La particolarità di Dolegna, comunque, sta nelle sue colline fertili e ordinatamente coltivate, piena di alberi in fiore nel periodo primaverile e bellissimi con i suoi colori e profumi di vino in autunno, durante la raccolta dell’uva.
Il territorio è infatti in gran parte coltivato a vigneti e caratterizzato dai paesi, castelli posti spesso sulle sommità dei colli e numerose osterie e trattorie, lungo le strade che, in un continuo saliscendi, li collegano tra loro portando visitatori quasi mai occasionali anche nelle tante cantine vinicole del territorio.
Bere e mangiare
La strada del vino infatti si snoda continuamente tra una complicata scacchiera di vigneti; molti sono i locali tipici dov’è possibile gustare menu di cacciagione con la polenta, saporiti insaccati, polli alla diavola o allo spiedo, risotti coi fegatini abbinati a piatti di “ardilut” o di insalata fresca.
Non manca mai la jota, cioè il minestrone a base di cappucci acidi, cotenne di maiale, patate e fagioli, le grigliate miste, le frittate alle erbe, oppure gli gnocchi di susine, di marmellata, di pasta di pane, i piatti di trippe e di asparagi bianchi.
Ovunque è possibile trovare i celebrati bianchi Doc del Collio come il Malvasia, il Pinot bianco, il Pinot grigio, il Riesling, il Sauvignon, che i non meno pregiati rossi: il Merlot, il Cabernet franc ed il Pinot nero, lo Schiopettino o il Fragolino. Il Picolit, il principe dei vini friulani, può dare un tocco di particolare raffinatezza, magari con la complicità di un buon dolce locale come la pinza, la putizza, lo strudel o la tradizionale gubana.